Comunicare il territorio
L’unicità di Ercolano è troppo nota per essere restituita con immagini didascaliche o oleografiche.
Evitando la descrizione visiva degli elementi maggiormente rappresentativi e di interesse “didattico” - che avrebbero condotto ad un repertorio di ovvie e già note “descrizioni”- si è scelto di interpretare e comunicare alcuni elementi del tessuto urbano e storico artistico operando un re-indirizzamento dello sguardo, e di utilizzare la grafica come veicolo (per le sue caratteristiche di progettazione orientata alla sintesi e alla comunicazione visiva) per favorire nuovi nessi e nuove capacità d’interpretazione.
I bambini delle classi quinte hanno avuto il difficile compito di comunicare la (loro) sintesi del territorio in un’unica scritta e successivamente un’unica immagine; occhi fauves hanno guardato luoghi di interesse sia naturalistico che architettonico e antropologico e hanno inventato le immagini che compongono i lavori delle classi quarte; la rappresentazione di Ercole, mito che fonda la città, è rappresentato dai bambini delle classi terze con un’inabilità degna del più alto artigianato artistico e, cambiato di segno e colore, inventa un’ infantile cittadinanza sulle indicazioni del tipico scudo “sannitico moderno”; la città all’ombra del Vesuvio (che si capovolge anche metaforicamente in “Vesuvio all’ombra della città”) è stata ridisegnata dalle classi seconde come uno scenario che tocca la dimensione fantastica e onirica, nel quale trovano spazio il gioco dei significati, le coesistenze assurde e surreali di immagini, la metafora dadaista e i contributi che il genio creativo di Claes Oldenburg ha offerto allo scenario delle città; infine, per le classi prime, la narrazione fantastica ha immaginato il toro di Picasso che, fuoriuscito dalla tela durante la visita del pittore agli scavi, ingaggia una lotta furiosa con il polpo del mosaico delle Terme del Foro turbando i sonni della piccola Alina.
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